Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/273

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lettere di fra paolo sarpi. 213

mai più fosse un genere d’uomini così giurati nemici della bontà e verità.

Ma come ha fatto il re di Francia che non abbia dato, se non un di loro, almeno un loro discepolo per institutore del Delfino? È molto che Dio non l’abbia lasciato ingannar in questo. Non mi è parso gran cosa che il signor di Sully sia stato forte alle batterie, perchè così voleva che fosse non solo la ragione dell’onesto, ma quella ancora dell’utile. Gran cosa stimo che il re si sia acquietato. Ma cotesta maestà non è bene informata, se crede poter acquistar per nissuna via la grazia papale. Già li publici rispetti hanno sforzato li papi a mostrarsi spagnuoli, restando molti di loro alieni di quella fazione all’interno. Questo è spagnuolo come papa, come Borghese e come Cammillo; nè bisogna sperar nell’accortezza del signor di Breves, atto a fare ogni cosa fattibile, perchè qui la natura contrastando, supera ogni arte. Perde molte belle occasioni chi si lascia addormentare da speranze vane.1 Così mi duole vedendo in effetto che la trattazione nelli Paesi Bassi non ha per fine se non la corruzione di quella repubblica, la nascenza della quale sì come Dio ha favorito con grazie inestimabili, così pare che la malizia del diavolo oppugni con tutte le arti.

Per rispondere alcuna cosa a V.S. intorno li fatti nostri, fu mandato a Civitavecchia, insieme col Poma, anco il prete. Fama è che la causa vera fosse per relazione fatta dal cardinale Mellini al ritorno suo di Germania, che quivi fosse sentito con


  1. Sentenza degna di campeggiare tra le più sapienti massime della politica.