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224 lettere di fra paolo sarpi.

dette nuove a monsignor dell’Isle, al quale non iscrivo per angustia di tempo. Al signor presidente Thou bacio riverentemente le mani.

Di Venezia, il 28 aprile 1609.




LXVI. — Al signor De l’Isle Groslot.1


Il plico del signor Castrino, che portò quella di V.S. delli 17 marzo, non mi fu reso se non un giorno dopo partito il corriere di oggi 15, se bene avevo ricevuto lettere da diversi in tempo; ma non so per qual causa quel solo piego ebbe cattiva fortuna. Questo fu cagione che non Le scrissi con lo spaccio passato, nel soggetto della questione che va attorno in questi tempi.

Io resto con ammirazione perchè quelli i quali tengono per certa l’affermativa, e veggono nelle scritture che l’avvenimento del Signore disperderà quella tirannide, non se ne contentino aspettando quel tempo, ma lo voglino prevenire; non ricevendo per sè l’ammonizione che Cristo nostro Signore fece a san Pietro, quando con le armi pretese impedire il divino decreto della morte sua. Ma nissun documento può fare che l’uomo non voglia fondar suoi rispetti più nelli mezzi umani che nelli divini. Sino il padre Ignazio, capo delli Gesuiti, come raccontano nella sua vita, si fondava tanto sopra li rispetti umani, come se alcun divino non ve ne fosse.

Le cose successe il primo maggio al signor pa-


  1. Edita nella raccolta di Ginevra, pag. 153.