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lettere di fra paolo sarpi. 237

traspiri un cotal candore e integrità d’animo, da prognosticarmene a tutto potere il godimento, e farmi immaginare che, insieme conversando, ci partecipiamo certi intimi sensi del cuore, che non soglionsi affidare alle lettere. Chè io mi sono di tal umore da pigliar natura, a guisa di camaleonte, dalle persone con cui uso: doppiezze peraltro e accigliature a mala pena sostengo; ma spontaneo accolgo e di buona voglia i modi franchi e gioviali. E porto maschera, ma per forza; poichè senza di quella nessun uomo può vivere in Italia. E mi penso di leggerle addentro nell’animo, e veder come aggirantesi su’ miei occhi la immagine del suo volto; che giurerei essere la verità. Avrei caro che mi dicesse se un tempo siasi ricreata con la lettura di Senofonte e di Platone: compatisca a tanta curiosità. Stia sana, e riami dello stesso affetto chi le vuol bene e la reverisce.

Venezia, 12 maggio 1609.




LXX. — A Giacomo Leschassier.1


Recommi il corriere due lettere di V.S. alle quali partitamente risponderò. La S.V. eccellentissima ha ben notato le ragioni che trassero la Germania e l’Inghilterra a mutare le osservanze di religione; ma su noi non potranno nè quelle nè altre più valide.2 Meglio è patire certe leggi e costu-


  1. È a stampa in latino, tra le Opere di Fra Paolo, ediz. cit., pag. 50.
  2. Pesino bene queste parole i cortesi, che definiscono il