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lettere di fra paolo sarpi. | 251 |
poco differenti. Già son vecchio assai,1 nè mi sarà molto grato il prolungare e soggiacere a maggiori debolezze di corpo o d’animo. Questa ultima non è stata cosa di gran momento, perchè non ha passato il trattamento di parole.
Nel servizio di Dio io faccio quello che so, ben con timore di fare importunamente, e perciò impedire il meglio. L’istesso fa il padre Fulgenzio. Non bisogna ingannarsi; ogni cosa s’ha d’aspettare da di sopra.
Le turbazioni d’Austria, che parevano composte, si risvegliano, e in Boemia ne nascono di maggiori. Il nuovo re Matthias ha imparato d’interpretare le convenzioni come altre volte s’è fatto in Francia: non però pare che sia in stato di poter ottenere il fine suo e delli Gesuiti.
La nuova che il confessore della regina di Spagna sia mandato di Spagna, non è anco venuta qui. Io non lo posso credere: è di tanto momento, che è necessario aspettarne secondi avvisi; ma se sarà vera, ben considera V. S., che il mistero ci è sotto occultato, e bisogna andarci cauti.
Certo è che li Spagnuoli non hanno mai voluto confessor gesuita in Corte; che la regina impetrò questo suo tedesco con le lacrime; che hanno voluto più volte levarlo con diversi titoli d’onore e utile; ch’egli è uomo più tosto da poco, che altro. Bisogna (s’è vero) che gran cosa vi sia.
Del ducato di Cleves non aspetto altro, salvo che un notabile impedimento all’unione delli prin-
- ↑ Assurdamente ha qui la prima stampa: “già son occhij assai.„ Il Sarpi, nato nel 1552, aveva allora 57 anni.