Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/316

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256 lettere di fra paolo sarpi.


Mi piace molto che il duca di Sully si mostri amico, ed i rispetti persuadono che lo sia con verità. Ella avrà occasione ne’ ragionamenti familiari e cortesi di scoprire le sue inclinazioni, se alla quiete o al moto; e quanto al moto, se a levante ovvero a mezzodì; e quanta intelligenza vi sia col re d’Inghilterra. La buona disposizione del re di Francia mi piace sopramodo, purchè corrispondano i deputati; da’ quali mi pare che non si possa aspettare prestezza, nè sia bene il procurarla per non tirarli in una negativa, dove vengono tirati sempre che si procura di farli risolvere presto. Quando si sa la natura delle persone con che si tratta, bisogna comportarla e secondarla. V.E. sa benissimo che alcuno ancora non è troppo bene affetto a questa corte.1

De’ negozi, a Savoia nessuno crede, ed è fama che il re di Francia istesso non se ne fidi; e si tiene ch’esso Savoia faccia tutto per avvantaggiare le cose sue in Ispagna. Nessuna cosa più s’aspetta da V.E. se non quello appunto ch’ella fa: buoni uffici, che pian piano gettino radici. Le occasioni presenti non consigliano che s’aspetti il frutto immediate: l’agricoltore semina sempre l’inverno, aspettando il frutto per l’estate. Ogni buon seme fa il frutto suo, e quello che tarda più a produrlo, il fa più soave. Io spero dall’opera di V.E. gran cose.

Mi ha fatto favore a servirsi del libro sopra il Concilio, essendo questa materia dalla quale potrebbe nascer occasione che si parlasse. Li moti non


  1. Non potrebbe altrimenti intendersi che della corte di Roma.