Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/337

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lettere di fra paolo sarpi. 277

mestieri di liberarsene, massime se sia per tornarle in bene. Ma l’abuso della potestà spirituale vale a impedire la temporale: dunque la civile polizia ha dritto a farsi argine agl’inconvenienti spirituali che le riescono a danno. Se il nostro secolo si valesse di questo dritto, come se ne valse la chiesa d’Oriente fino a che acquistò l’imperio; e la occidentale indubitabilmente e dovunque fino al 1050, e di quando in quando, in certi luoghi, anche dopo; godremmo un po’ più di pace.

Voi altri di costà foste per certo i più saldi di tutti a fronteggiare col regio potere le invasioni dei cherici; e da ultimo, per dibarbare lo sconcio, autorizzaste l’avvocato della repubblica, e i privati eziandio, a fare esperimento dell’appello ab abusu. Quanto più posso, fo istanza alla S.V. di volermi scrivere sul proposito di siffatti decreti. Io non ben pratico di quella giurisprudenza, reputai antichissima tal pratica, poichè fin da tempo remoto vedeva darsi facoltà, che se nella Chiesa s’infiltrassero inconvenienti, si facesse di questi inteso il principe, massimamente ove recassero danno agli affari pubblici o privati. Lo che per malinteso zelo essendo andato in disuso, fu rimesso in vigore dai vostri maggiori cento ed ottant’anni fa; e ridotto a formola, tolse nome d’appello ab abusu. Ogni cristiana gente, ogni regno servonsi di qualche ombra di un tale diritto. L’abbiamo noi, l’hanno gli Spagnoli, sebbene questo paia più temperamento di fatto che di legge. Ma voi soli tiraste questo punto a perfezione. Se a tutti fossero note le origini e la cagione del vostro procedere, forse v’imiterebbero, con segnalato profitto del mondo cristiano.

Pertanto la S.V. eccellentissima non indugi a