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lettere di fra paolo sarpi. 97

giunse ancora, che il bene della Francia e di Roma sono cose tra sè incompatibili. Lo stesso faranno gli ordinari, e tutto anderà bene: dispiace soltanto che l’ordinario da mandarsi sia un mezzo papista.

Io prego Dio che promova fra noi quanto più torna a sua gloria, e la S.V. eccellentissima ricolmi di tutti i suoi doni. Stia sana.

16 luglio 1610.




CXLVII. — Al signor De l’Isle Groslot.1


Son debitore di risposta a due di V.S. La seconda è delli 5 luglio, portata dall’ultimo corriere. Quella delli 23 giugno, ch’è la prima, non venne in tempo che li potessi rispondere per lo spaccio passato, perchè il piego del signor ambasciatore non fa portato dall’ordinario, ma da un altro, che arrivò quattro dì dopo.

Io veggo dalla suddetta delli 23, che V.S. è in qualche suspicione che alcuna delle nostre lettere sia andata in sinistro, e in particolare ha pensiero sopra quelle del mese di maggio. Non posso rammentarmi li tempi particolari; ma ben pensate le circostanze di quelle ch’io ho scritto a lei ed Ella a me, vado concludendo che tutte siano capitate bene. Passano sempre 45 giorni innanzi che da Parigi si abbia una risposta; e innanzi che venga da V.S. a mio conto, appresso 60. Non è meraviglia se in così lungo tempo possi apparire che la risposta dovesse venir prima.


  1. Fra le edite in Ginevra ec., pag. 260.
Sarpi. — II. 7