Pagina:Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu/130

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122 lettere di fra paolo sarpi.

che insegna ad uccidere i re. E invero, qual cosa può mai farsi o trattarsi con costoro che cuoprono la menzogna con la maschera della virtù? Il gesuita Cottone difende la società sua dal crimine del regicidio: io non dubito che in ciò non si covino molti equivoci e forme evasive, le quali allorquando sarà il bisogno, verranno apertamente allegate in iscusa; come fece il Bellarmino rispetto al Richéome: e quando Ella lo desideri, additerò ancora i luoghi. Io volli opporre al Bellarmino il Richéome, nell’Apologia per Gersone,1 accadendomi definire la Considerazione decima (ediz. Veneta, pag. 33); ed egli mi rispose (secondochè avvertii) come leggesi nell’opuscolo intitolato da lui Risposta al Trattato dei Sette Teologi2 in Venezia replicando alla diciannovesima Proposizione, quasi in fine del libretto (che nell’ediz. Bolognese è a pag. 52). Di tal proposito io trattai novamente nell’opuscolo che ha per titolo Confirmazione ec.3 (a pag. 309, ediz. Veneta); non solo per dimostrare com’essi coll’astuzia del linguaggio si facessero beffe del re, comecchè giovane e in pien possesso della sua autorità; ma, soprattutto, come delle loro parole, per quanto di miele condite, nessuno mai possa fidarsi. Ciò che il regio procuratore aveva detto, ch’essi sono da temersi più da lontano che da vicino, l’esperienza nostra


  1. Opera di Fra Paolo, pubblicata nel 1606. Vedi Griselini, Memorie ec., pag. 59.
  2. Di questi teologi che allora difesero la Repubblica di Venezia, possono vedersi i nomi nelle Memorie stesse del Griselini, pag. 58.
  3. Cioè, Confermazione delle Considerazioni sopra le censure di Paolo V; altra operetta del Sarpi, benchè pubblicata a nome di Fra Fulgenzio. Vedi Griselini ec., pag. 60.