Pagina:Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu/148

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140 lettere di fra paolo sarpi.

usurari ed usurpatori dell’altrui sono i devoti delli Gesuiti. Ma Dio vuole che chi non riceve la verità, sia a punto punito di cecità.

Quanto alle cose di Francia, dubito che il pronostico di padre Paolo si verificherà prima di quello ch’egli credeva, considerando quello ch’è occorso sopra Calais, e le altre cose trabocchevoli che vedo fare a favore di Conchino.1 Io dubito anco molto, che quel duca di Feria non si faccia duca di Festa, anco molto solenne; e Dio voglia che parta di Francia senza aver seminato molto Diacatholicon.

Intorno le cose del mondo, è molto ben chiaro che i Tedeschi sono irresoluti, divisi e deboli; come è ordinario di quella nazione, tanto celebre per altro e sì famosa all’universo. Ma io dirò, credendo non m’ingannare, che solo li Stati siano vero principe, resoluti, arditi e reali;2 e io, per me, li stimo sopra tutti, e veggo che quanto è avvenuto di bene da trent’anni in qua, à nato da loro.

Li Ugonotti hanno ragione di ombreggiare, nè credo siano mai per usar tanta cauzione ch’ecceda; massime che vigileranno perpetuamente alla loro pernizie i Gesuiti, e non lasceranno passar punto di occasione. Io vorrei vedere che s’effettuasse l’assemblea disegnata: di che prego V.S. darmi avviso particolare, parendomi cosa di molto momento e conseguenza. Spero in Dio che favorirà una così utile deliberazione, e prego la Divina sua Maestà,


  1. Vedi la nota 2 a pag. 116.
  2. Un siffatto giudizio è per la terza volta, se ben notammo, ribadito in queste Lettere; ma è, sopratutto, da rivedersi la diretta al Duplessis, pag. 110 di questo stesso tomo.