Pagina:Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu/190

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182 lettere di fra paolo sarpi.


Qui è sparsa fama (la quale ha origine dal signor ambasciatore Sciampignì) che sia pronunziato arresto del Parlamento contro il libro creduto di quel cardinale; di che io sto con desiderio aspettandone la confermazione con lettere del corriero, il quale a quest’ora non è ancora giunto. Se l’avviso sarà vero, il signor presidente d’Harlay avrà con le sue ultime azioni corrisposto a tutte le passate, e mostrato l’istesso valore nella vecchiezza che nella virilità. Io desidero che al presidente di Thou succeda il disegno, sebbene in quel particolare favorisca i Gesuiti, sperando che non farà l’istesso negli altri che si trattano. Faranno questo di bene, che la nobiltà (massime i grandi) saranno tutti uniti, nè vi potrà nascere pericolo di novità. Mentre che le città


    logi (gesuiti) ai quali si era diretto, che si può legittimamente ammazzare un tiranno;... con un pugnale avvelenato, che teneva nella mano nascosto, ferì profondamente Enrico III nel basso ventre. Oh insigne confidenza del proprio coraggio! oh azione memorabile! I cortigiani, dal caso insolito commossi, lo assalgono, l’abbattono a terra, e saziano la loro crudeltà e sevizia, opprimendolo di ferite; le quali egli sopportò senza dir parola, anzi con gioia, siccome appariva dal suo volto, perchè sfuggiva ad altri tormenti i quali sicuramente aveva preveduti; lieto solo in questo, anche tra le battiture e le ferite, che col suo sangue aveva redento a libertà, la patria comune. L’assassinio del re gli procurò un gran nome.„ (Lib. I, cap. 6, pag. 53.)
         Il capitolo 7 del medesimo libro incomicia cosi: “È davvero misera la vita di quelli la condizione de’ quali è, che chi gli uccide sale in altissima grazia e riputazione de’ posteri. E in fatti, non è picciola gloria quella di esterminare dalla comunità degli uomini questa genía pestifera ed esiziale ec.„ (intende i principi, ch’egli chiama sempre tiranni.) — Ora si dica se Fra Paolo non aveva ragione di detestare una società che faceva pompa di così inique massime. La rivoluzione di Francia fu niente altro che l’effetto della dottrina de’ Gesuiti. — (Bianchi Giovini.)