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186 | lettere di fra paolo sarpi. |
del cardinale Bellarmino, ha dato estremo orgoglio al papa e a’ Gesuiti, e debolezza qui. Con tutto ciò, io non stimo tanto male, ma ben credo che siamo prossimi ad una gran crisi, restando incerto se terminerà in convalescenza o in morte.
Si conferma la presa o compra della Rôcca fatta dagli Spagnuoli: cosa che non so vedere se sarà loro utile o dannosa, perchè potrebbe loro esser di gran spesa e di molta occupazione il mantenerla.
Ora venendo a risponder a quelle di V.S., primieramente resto con molto dispiacere, vedendo che la sua colica l’affligge così lungo tempo, e vado dubitando che li studi o qualche altra occupazione di poco rilievo la fomentino; e però prego V.S. ad anteponer ad ogni altra cosa la sanità, e a non volere per cose accidentali trascurare l’essenziali.
Mi scrive Castrino d’aver inviatomi per la fiera di Francfort l’Apologia del Richéome e la Lettura di Cuiacio: di che rendo molte grazie a V.S., con un poco di vergogna che a tante obligazioni non possa io dare una minima sodisfazione, corrispondendo almeno in minima parte a tanti favori che mi fa.
Sono fatte nella materia de’ Gesuiti molte belle scritture in Francia, delle quali tutte ne ho avuto copia per grazia di Castrino e d’altri amici. Sono anco tutte state lette qui con gusto e frutto. Il Tocsin mostra compitissima erudizione, tocca di bei passi, e con molta libertà e giudicio, e imita molto Plutarco nel fare paralleli; i quali quando sono tratti dall’istoria, sono di molta instruzione, ma quando da favola, servono a diletto. Ho veduto una Epistola scritta da Duay,1 la quale ha molti particolari: io
- ↑ Non sarebbe bene scritto questo nome ove qui avesse