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lettere di fra paolo sarpi. 17

CXXV. — A Giacomo Leschassier.1


Per l’ultimo corriere che precedette questo, la certificai del ricevimento delle Lettere d’Ivone; come pure della risposta alla mia domanda intorno la donazione fatta alla Chiesa senza alcun onere: e di tutto ciò la ringraziai, se non come dovevasi, almeno come potei.

Non v’è causa da temere per le lettere ch’Ella consegna all’ambasciatore della Repubblica, ovvero a’ suoi famigliari. Fin qui, difatti, mi pervennero tutte sicuramente. Osservo sempre il suo sigillo, come le altre cose a me note; e le trovo tutte intatte. Talora i corrieri tardano, soprattutto d’inverno; nè v’ha da maravagliarsi se qualche volta le vengono un po’ stentate le mie risposte; chè, in verità, sono trattenuto da molte occupazioni, delle quali tuttavia nessuna preferisco a questo ufficio di scriverle, perchè non potrei trascurarlo senza colpa d’ingratitudine. Se talora mi preme l’angustia del tempo, scrivo lettere più brevi, come la precedente; la quale dettai talmente a fretta, che non mi fu dato nemmeno di rileggerla. Ora ho la sua delli 13 gennaio, avendone tuttavia ricevute in quel giorno da altri in data de’ 26. Questo fa che talvolta le risposte sembrino tardive.

In quanto, nella sua lettera. Ella considera che il pontefice, colla donazione dei beneficii, si fa signore della terza parte dei beni; io già questo veniva predicando ai nostri, insegnando ad essi il


  1. Stampata in latino, tra le Opere ec., pag. 71.
Sarpi. — II. 2