Pagina:Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu/336

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328 lettere di fra paolo sarpi.

il duca di Savoia e quello di Toscana per maritare questo una sorella e quello una figlia al principe di Galles.1 Li Toscani, come se il matrimonio fusse concluso, hanno mandato a dimandarne licenza al papa; al che vien dato dalli intendenti due interpretazioni: l’una, ch’essendo certi di ricever la negativa d’Inghilterra, voglino per onor loro riceverla più tosto dal papa, pubblicando che tutto sarebbe stato concluso se il pontefice avesse assentito; li altri credono che tenendosi esclusi, voglino escluder anco il duca di Savoia, ricevendo dal papa una negativa, acciò serva per esempio a lui per non camminar più innanzi nella trattazione, e necessiti anco il papa a fare il medesimo con Savoia e star perseverante. Ma se quel grande e savio re eseguirà il consiglio dato al figliuolo nel suo Basilicon Doron,2 l’uno e l’altro potranno voltar i loro pensieri altrove.

Il duca di Parma, se ben ha veduto la morte di tanti e principali delli suoi incolpati di congiura, non perciò è restato senza timore, ma tuttavia va imprigionando altri e empiendo le sue città di persone forestiere: cosa la quale Dio non voglia che partorisca qualche inconveniente, o rovina della casa sua o della città.

I Turchi sono in mare verso la Calabria con armata, e li Spagnuoli parimente al capo di Otranto con un’altra, sebben inferiore. La mente di questi


  1. Di questa pratica di matrimonio, condotta con molta insistenza dalla corte di Toscana, e che dovè risolversi in fumo pel dissenso dei cardinali e del papa, può vedersi l’Istoria del Granducato del Galluzzi, lib VI, cap. 2.
  2. Ossia, Dono reale; titolo di una della opere di cui fu autore il re d’Inghilterra.