Pagina:Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu/38

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30 lettere di fra paolo sarpi.

e così ogni morbo che va al cuore è mortifero, anzi mortale, benchè sulle prime sembri cosa di piacere.

Dirò della pittura fatta fare dai Gesuiti, come la cosa sta. In una certa sala della loro casa in questa città, fecero dipingere l’inferno con ogni maniera di pene fiammifere, come padelle, spiedi e altre cose, e colle povere animucce che così vengono tormentate. Menavano colà i loro devoti, a fine di renderli così più soggetti col terrore, e mostravano le animucce e le venivano indicando col nome più capace di esser compreso da ciascun uditore: — Questo è il tale, quello è il tale altro; — d’onde nacque tra di noi il volgar proverbio: Li Gesuiti ti faranno dipingere a ca’ del diavolo. Mi raccontò un giovanetto, il quale studiava giurisprudenza, di esservi stato condotto, e che nel mostrargli le anime, gli fu detto: — Quello è Alberico Da Rosate;1 quell’altro Roseto;2 quello Covarruvias; — e, che più mi sembra notabile, in certo spazio non per anche acceso da fiamme e capace di una sola animuccia: — Quello è, dicevasi, il luogo che aspetta il Menochio; — giacchè il Menochio era allora in vita. Queste sono cose da ridere, ma con tali ridicolezze essi intanto ci vengono tiranneggiando.


  1. Questo dotto giureconsulto bergamasco, amico di Bartolo, scrisse commenti reputatissimi, sul sesto libro delle Decretali. Vedi la nota 3 alla lettera CXXI, pag. 5 di questo vol.
  2. Dovrebbe qui parlarsi di quell’Antonio Roselli aretino, che essendo già stato ai servigi dei pontefici Martino V ed Eugenio IV, andato per essi in diverse ambascerie, e avendo composto un libro (come oggi direbbesi) codinissimo, De potestate papæ et imperatoris; sdegnato poi per non avere ottenuta la porpora, accettò una semplice cattedra in Padova, e ne scrisse un altro De monarchia, contro le pretensioni della corte romana.