Pagina:Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu/416

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408 lettere di fra paolo sarpi.

che i Gesuiti abbiano a bella posta scagliato in Italia affinchè non si scoprano i tranelli del Bellarmino da coloro che ben lo conoscono. Fa stupore che vadano continuamente in traccia di novelli artificii, sofismi ed aggiramenti, per attraversare la libertà.

Approvo nuovamente il parere della S.V. che si debba loro strappare la maschera, acciocchè con l’ipocrisia non portino danno: chè se ciò si facesse non solo per rivendicare a’ principi la legittima potestà, ma anche negli altri rispetti, svelerebbesi apertamente in faccia al mondo quel mercimonio vergognoso; e forse si sterperebbero in germe i raggiri, se il collegio della Sorbona serbasse intatto il suo decoro. Esso è come una stazione di rifugio; la quale se, come brigano, trarranno in loro potere, niente più rimarrà salvo da cotanta cupidità; perocchè hanno in costume di non far conto alcuno dei privati che sperano vincere o spaventare per via di contumelie. Ma di questo parlerò più a lungo, quando sarà rinnovato tra breve il libero scambio delle nostre lettere; perocchè questa commetto alla fortuna. Frattanto prego Lei e il signor Gillot a ricordarsi di me; che, dal canto mio, desidero a entrambi per vantaggio pubblico buona salute, e i loro consigli e sforzi raccomando sempre al divino favore. E le bacio le mani.

25 luglio, 1613.