Vai al contenuto

Pagina:Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu/43

Da Wikisource.

lettere di fra paolo sarpi. 35

censura proscrisse, desidero ch’Ella sappia, altra essere di ciò la causa ed altro il pretesto. Il pretesto è, perchè nel Trattato della immortalità, fu ardito di difendere la sentenza de’ Gesuiti, de divino auxilio efficaci; come se ciò non fosse lecito, finchè la lite pende innanzi al pontefice: la causa vera però, perchè stabilì, contro il Baronio, l’andata di San Giacomo nella Spagna. È un nuovo arcano della curia romana, che il Baronio debba tenersi come un evangelista. La Inquisizione romana scrisse a tutti i suoi ministri per l’Italia, pongano ben mente che in qualunque materia non si pubblichi cosa alcuna contro il Baronio; e ciò mantengono religiosamente, perchè neppure, anche trattando delle cose de’ Gentili, sia mai lecito il contraddirlo.

Troppo l’ho trattenuta, come sedotto dalle attrattive dell’argomento, e immaginando quasi di favellarle di viva voce. La prego di scusare la mia importunità, e di avermi a lei obbligato per guisa, da dipendere più da lei che da me stesso. Prego Iddio che la mantenga sana lungamente, e a me doni forze e somministri occasioni, per le quali possa mostrarmele non inutile servitore. Stia sana.

Di Venezia, li 2 marzo 1610.




    del Mariana si facesse mancipio della setta lojolitica, giacchè la Storia di sua nazione, composta egualmente in latino e spagnuolo, ed altre sue opere, lo costituiscono tra i più eminenti pensatori e scrittori della Spagna.