Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/213

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arte poetica. poemetto, ecc. 157

    Ma piaghe e duol la mal condotta pace
20Offre peggior. Ne’ mauritani boschi,
E sino all’affricano ultimo Amenobe
Si và di fere avidamente in traccia,124
Onde la belva dall’egregia zanna
Alle mortali sue feste non manchi.
25L’estrania tigre sulle navi giugne
Alto portata nell’aurata gabbia,
Acciò tra il plauso popolar poi beva
Umano sangue. Ahi che il parlare, e i fati
Spinti allo estremo palesar mi è grave!

    30Son mutilati alla persiana foggia
I giovanetti non affatto adulti,
Sì che pei membri dal coltel mozzati
N’abbia la genial Venere scorno,
E quel ritardo i rapid’anni freni,
35E il vol rallenti dell’età fugace;
Cerca di se Natura, e se non trova.

    Sozza lussuria a ciascun piace, e il passo
Per fiacchezza interrotto, e i capei lunghi,
E i tanti nomi del vestir moderno,
40E quanto insomma ad uom lascivo piace.

    Mense di cedro all’Affrica rapito
Si pongon or d’ostro e di servi ricche,
Le cui vili ombre più dell’or pregiate
Crollan di tanti la fortuna. Intorno
45Al combattuto e mal vantato desco
Nel vin sepolta quella turba giace;
E là del mondo le ricchezze ammucchia
Guerrier che lungi l’armi ardite spinse.

    Ingegnosa è la gola: ancor guizzante
50Lo scaro figlio della sicul’onda