Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/266

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210 frammenti di petronio il satirico

Vedesi un brando il ricco; ma le pugne
Ride il tapin, che di vil cencio è avvolto.


XXIX.


Lascia il tuo tetto, o giovincello, e cerca
Altre contrade, ove t’attende serie
Maggior di cose, e negli avversi eventi
4Del cor fa rocca. Te l’estremo ormai
Istro conosca, te l’algente Borea,
E i possenti reami di Canopo,
E quanti alluma il sole ove si corca,
8O dove surge; e come ad altro Ulisse
Le terre peregrine a te dian senno.


XXX.


Che più presto comporta uomo le fiamme
Tra le labbra affogar, che la commessa
Fè del segreto: ove un tuo motto sfugga
In fra l’auliche tresche, e’ di sua voce
5Via via diffusa empie cittadi a un tratto,
Empie castella: e chi l’arcano infranse
Male allor si ricerca: di sue larve
Quel nero tradimento si ripara,
E primo autor ne vien notando il grido.
10Tale di porre il vituperio in volgo
Del suo signor, fra timido e bramoso,
Il garrulo valletto ebbe il terreno
Cavato intorno, e la segreta infamia
Del re parlarvi. Le concette voci
15Articolò il terreno, onde i commossi
Calami consci ondoleggiando all’aura
Ripeteano di Mida il disonore.