Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/273

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frammenti attribuiti a petronio 217

Là la morte spalanca le sue spesse
    Voragin ghiotte; qua cadersi tronca
    21Sotto il curvo falcione ama le messe.

Là suol sete le fauci in fra cotante
    Acque infiammar, qua lo spergiuro i baci
    24Infiamman sì che ne ritorna amante.

Mareggi ed affatichi onda infinita
    Mendico Ulisse: la sua casta sposa
    27Serene berrà in terra aure di vita.


XLI.


Chi serbarsi ama in parte più matura
    Età, nè i fati astringe anzi al suo tempo
    3A scior gli stami, onde la vita dura,

Non ispii la tremenda ira dell’onde
    Oltre a tal segno: ecco il piè franco in acqua
    6Il flutto che si sdraia sulle sponde.

Ecco tra le verdigne alghe s’appiglia
    Lento il mitillo, e del suo glauco senno
    9Lungi si trae la lubrica conchiglia.

Ecco u’ l’onda mareggia e con sè versa
    La mossa rena, esce sterrata a vista
    12La pietruzza che tinta abbia diversa.

Quei cui tali sostanze ne si dia
    Calcar, fida è la piaggia, si diporti,
    15E giudichi che il mar sol questo sia.


XLII


Forense Cerbero era il causidico.