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226 | la novella della matrona efesina |
del morto marito. Adunque il soldato assai contento sì della bella donna, e sì del segreto del loro amore, tutto quel po' di bene che gli dava la sua possibilità, compratolo, di presente portavalo nel monumento.
Ma i genitori di uno degli impiccati, veduto che la guardia era fatta loro più al largo (lor più cortese), di notte ferma nel dispiccarono e gli diedero sepoltura (fecero il mortorio, il mestiero). Mentre adunque il soldato cattivello (affascinato, circumscriptus. Altri ha circumspectus, o circumpectus) se la piglia un po' consolata, l'altro dì vede da una delle forche spiccato il morto. Il perchè aspettandosi la morte, raccontò ogni cosa alla donna; protestandole ch'egli non aspetterebbe la sentenza del giudice, ma colla spada sarebbesi imposta la pena della sua scioperaggine, solamente ella gli desse al morire la mano, (leggo: manum morituro commodaret sibi) e concedesse il fatal monumento a comune all'amico e al marito. La donna, non meno pietosa che casta; Cessi Iddio, rispose, che io nel medesimo tempo voglia essere spettatrice di due morti di due persone che di tutte ho carissime: io patirò meglio d'impendere un morto, che un vivo ammazzare. Così detto, l'aiutò levare (così mi par da voltare il jussit tolli) dall'arca il cadavere del marito e impendere alla croce rimasa vota. Il soldato non si lasciò scappare (usò, prese a bocca baciata, di bel patto), l'argomento (il trovato) della savissima donna: di che il dì appresso la gente uscita di sè diceva: Or come dee essere stato che il morto è risalito sopra le forche? ― La commedia fu risa da' navichieri; arrossando non poco Trifena, che si lasciò amorosamente cadere sul collo di Gitone. Non rise già Lica; ma crollando per ira il capo, rispose: Se il governatore avesse voluto esser giusto, egli era da far riporre nel monimento il cadavere del marito, ed in costui scambio cacciar sulle forche la donna.