Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/70

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14 capitolo quarto

giuria fattami da quella bagascia sarebbemi nato disprezzo di lei, ed esso più di buon grado avrei soddisfatto.

Così passavan le cose in casa di Lica: Trifena era pazza dell’amor di Gitone; Gitone con ogni vigor suo la servia: e l’uno e l’altro erano disgutosi a’ miei occhi. Lica infrattanto bramoso di piacermi, meditava ogni dì nuovi allettamenti, cui Doride sua leggiadra consorte non men dava mano, e con tale squisitezza, che ben presto mi uscì del cuore Trifena. A cenno di occhi io feci conoscere a Doride l'amor mio, ed ella colla audacia de’ sguardi suoi mi assecondò in guisa, che questa muta eloquenza prevenendo l'espression della lingua furtivamente svelò la inclinazione, che sentivam l'un per l’altro nell’animo nostro.

La gelosia di Lica, già da me avvertita, era cagion del silenzio, e l’amor della moglie fece intendere a lei qual per me fosse la passione del marito. Quando potemmo liberamente parlarci, io le confessai ingenuamente la cosa, e le dissi quanto severamente lo avessi accolto; del canto suo l’accortissima donna mi avvisò che facea d’uopo esser destri; e così, giusta il consiglio di lei, per posseder da una parte m’adattai dall’altra.