Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/81

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CAPITOLO SETTIMO

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malattia e medicina mal riuscita.



Intanto che scucita la veste ne tiravamo l’oro, udimmo alcuno chiedere al locandiere che razza di gente fosse testè entrata in locanda.

Io di tal dimanda spaventatomi, quando colui fu sortito, discesi per saper cosa fosse, e seppi che il littor del pretore, che avea cura di scrivere sui pubblici registri i nomi de’ forestieri, avendo visto due stranieri entrare nell’albergo, i cui nomi ancor non aveva negli atti, vi era perciò venuto a cercare della lor patria ed impiego.

Così ragguagliavami l’oste, ma con tal flemma, che mi svegliò sospetto che noi fussimo mal sicuri; laonde per non ingannarci scegliemmo di escire, e di non tornar che la notte; e così partendoci ordinammo a Gitone che prendesse pensier della cena.

Siccome nostro consiglio fu di evitare le strade po-