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Pagina:Saul.djvu/16

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12 saul
DAVID

Opra di prode vuolsi,
105Quasi insidia, celar? Saúl vedrammi
Pria del nemico. Io, da confonder reco,
Da ravveder qual più indurato petto
Mai fosse, io reco; e affrontar pria vo’ l'ira
Del re, poi quella dei nemici brandi. —
110Re, che dirai, s’io, qual tuo servo, piego
A te la fronte? io di tua figlia sposo,
Che di non mai commessi falli or chieggo
A te perdono: io difensor tuo prisco,
Ch'or nelle fauci di mortal periglio
115Compagno, scudo, vittima, a te m’offro. —
Il sacro vecchio moribondo in Rama,
Vero è, mi accolse; e parlommi, qual padre:
E spirò fra mie braccia. Egli già un tempo
Saulle amava, qual suo proprio figlio:
120Ma, qual ne avea mercede? — Il veglio sacro,
Morendo, al re fede m’ingiunse e amore,
Non men che cieca obbedienza a Dio.
Suoi detti estremi, entro il mio cor scolpiti
Fino alla tomba in salde note io porto:
125»Ahi misero Saùl! se in te non torni,
»Sovra il tuo capo altissima ira pende».
Ciò Samuél diceami. — Te salvo
Almen vorrei, Gionata mio, te salvo
Dallo sdegno celeste: e il sarai, spero: