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Pagina:Saul.djvu/27

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atto ii. 23

Samuél sacerdote; a cui fean eco
65Le sue ipocrite turbe. A te sul capo
Ei lampeggiar vedea con livid’occhio
Il regal serto, ch’ei credea già suo.
Già sul bianco suo crin posato quasi
Ei sel tenea; quand’ecco, alto concorde
70Voler del popol d’Israello al vento
Spersi ha suoi voti, e un re guerriero ha scelto.
Questo, sol questo, è il tuo delitto. Ei quindi
D’appellarti cessò d’Iddio l’eletto.
Tosto ch’esser tu ligio a lui cessasti.
75Da pria ciò solo a te sturbava il senno:
Coll’inspirato suo parlar compieva
David poi l'opra. In armi egli era prode,
Nol niego io, no; ma servo appieno ei sempre
Di Samuello; e più all’altar, che al campo
80Propenso assai: guerrier di braccio egli era,
Ma di cor, sacerdote. Il ver dispoglia
D’ogni mentito fregio; il ver conosci.
Io del tuo sangue nasco; ogni tuo lustro
È d’Abner lustro: ma non può innalzarsi
85David, no mai, s’ei pria Saúl non calca.

SAUL

David?... Io l’odio.... Ma, la propria figlia
Gli ho pur data in consorte.... Ah! tu non sai. —
La voce stessa, la sovrana voce,
Che giovanetto mi chiamò più notti,