Vai al contenuto

Pagina:Scarselli - Nelle solenni esequie del celebre filosofo e medico bolognese Giacomo Bartolomeo Beccari - 1766.djvu/30

Da Wikisource.
30
rinomata fra tutte le Città d’Italia, e fuor d’Italia, come Città singolare, ed avendo in atto pratico riconosciuto, che con giustizia ella pur anche ritiene il bel nome di Madre de’ Studj, pe’ belli studj di buona Filosofia anche esperimentale, delle Matematiche d’ogni sorte, e di una ben regolata, ed accreditata Medicina; cose tutte, alle quali tanto contribuisce l’Istituto, e che con tanta lode non mancano i Professori dello stesso di coltivare. Se quel grande Iddio, che senza nostra cooperazione, anzi con sistema totalmente contrario, secondo le regole della umana condotta, al conseguire il Pontificato, ci avesse dato un Pontificato quanto carico di tristi, e funesti pensieri, ed affari in verità superiori alle nostre deboli forze, altrettanto abbondante di ricchezze, e di modo da poter soddisfare alle nostre brame, non già dirette al nostro interesse, o di nostra Famiglia, ma al comodo degli Uomini dabbene, ed alla rimunerazione de’ Letterati, oh quanto crescerebbe di pregio l’Istituto, oh quanto starebbero bene i Professori del medesimo, ed oh quanto o sarebbero cresciuti, o crescerebbero i troppo scarsi assegnamenti del predetti Professori! Ci riconosciamo pur troppo carichi d’imperfezioni, e di peccati, e però non ci vediamo in grado di potere nel tratto di vita nostra sperare di ottenere dalla misericordia di Dio di vedere adempiti i predetti nostri desiderj, o perchè non meritiamo in questo mondo veruna consolazione, o perchè se l’ottenessimo, e chi sa, che agli altri peccati non aggiungessimo quello ancora dell’amor proprio cagionato da un poco di superbia, e da una buona dosa di vanagloria? Ciò però non ostante, andiamo riconoscendo nella providenza divina un tratto adorabile, ed a cui ben volentieri ci sottoponiamo, che è di averci data un’occasione di poter dare un contrassegno della nostra stima all’Istituto di Bologna, senza pericolo di superbia, e di vanagloria. La Maestà del Re Filippo V. di Spagna fece anni sono un regalo al fu Duca di Giovenazzo d’una Matrice d’Amatiste, e di una Tazza fatta d’osso del Lioneorno. L’una, e l’altra con molte altre preziosissime suppellettili passarono nelle mani del Cardinal Giudice fratello del Duca; ed avendocene esso ne’ giorni passati fatto un gentile regalo, ed avendolo Noi accettato con dirgli, che l’avressimo mandato all’Istituto di Bologna, ed avendo il Donatore con ogni distinta espressione lodato il pensiere, mandiamo la Matrice, e la Tazza, soddisfacendo al nostro genio, ed al patto accettato dal Donatore, acciò siano collocate, e conservate nell’Istituto in quella Camera, e in quell’Armario, che faranno creduti a proposito. Monsig. Francesco Zambeccari Primicerio di S. Petronio, e Nostro Prelato domestico, è stato incaricato da Noi a portare il regalo, a rappresentare, che per vedere l’interno dell’Amatiste è d’uopo muovere lo ornamento esteriore di bronzo dorato, ed a consegnarlo a Lei, che avrà poi la bontà di presentarlo agli Assunti dell’Istituto, accompagnando il regalo con quelle espressioni, che Noi non le sappiamo suggerire, ma che le saranno suggerite dalla propria naturale eloquenza. Sappiamo esser ella un sottile indagatore delle cose naturali: ma quando a Lei piacesse lo trasportare le indagini dalle fisiche osservazioni ad altri affari, e richiedesse la causa, per cui abbiamo eletto piuttosto Lei, che verun’altro

de