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II.
Or che vi sicte un poco riposati
Dalle chiacchiere mie, dal duro verso,
Andiamcene colà, dove fermati
Ci siam, chè sempre danno è il tempo perso;
Solo ancora un pochin soffrir dovrete,
Altri pochi ritratti, e ve ne andrete.
Guardate, donne, qui primieramente.
(Certe cose celar non ve le posso,
Vi difendo fin dove veramente
Dalla coscienza mia mi sento mosso.
Che cosa ci ho da far se tutto a un tratto
Ci vien dinanzi agli occhi un tal ritratto?)
Vedete? È una donnetta curiosa,
Che guarda dal pertugio d’un’imposta,
Zitta e tranquilla per sentir qual cosa,
Che le si vuole rendere nascosta.
Soffre, ma l’alta curiosità
La fa tenace a rimaner colà.
L’e troppo brutta questa passione,
Ragazze mie, le conseguenze ancora
Più brutte son. Prestale attenzione
Al mio parlare, e vi dirò, fin d’ora,
Come talvolta torna a vostro danno
Il non voler guarir d’un tal malanno.
In una certa causa criminale
A svelar pel processo si veniva
In pubblica udïenza, cosa tale,
Che a sentirla il pudor ben ci soffriva:
Ond’ebbe il presidente, molto accorto,
A dir con garbo e ad alta voce: “Esorto