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E allora il poverin tutto piagato,
Vittima dell’Orgoglio, a terra spinto,
Pace più non avrà da nessun lato,
Chè ognor l’Audacia a sè lo tiene avvinto.
Chi va curvo però e a passo lento
S’avanza sempre più con meno stento.
Non vacilla il suo piè, ma fermo incede
E fra le spine e fra gli sterpi e i sassi;
Non smarrisce il cammin, chè e’ tutto vede
Nell’antro oscuro: ognuno, ognun vi passi,
Mai durerà tante fatiche invano,
Chi va piano, va sano e va lontano.
(Non lo vedete, donne, ch’è tutt’altro
Di come fate voi con ogni amante;
Proteggele l’audace, o l’uom più scaltro,
E l’umiltate e la modestia affrante
Cadon per vostra man, Dio vel perdoni!
Ma quegli affetti non son mica buoni.)
E s’avanza dippiù, s’avanza ancora,
Finchè giunge a mirar l’alta donzella.
Più le s’appressa, e più se ne innamora,
Più la mira, e gli par sempre più bella.
La Sapienza ell’è, che saggia impera
Sul nobil core, e ’l vil disprezza altera.
D’ogni più vivo amor quest’è la degna
Donna, e l’affetto è sacrosanto e puro;
Chi cerca il vero a lei tosto ne vogna;
Il cammin, ch’ella accenna è più sicuro:
Errar mai non si può s’ell’è con noi;
Fare all’amor con lei vo’ d’oggi in poi.