Pagina:Schiaparelli - Scritti sulla storia della astronomia antica, II, 1926.djvu/152

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presso i greci 141

periodo rivolutilo diverso dal primo, intorno al suo proprio centro K, e portando seco infisso il pianeta nel punto E; si potranno con queste ipotesi spiegare i fenomeni, purché a ciascun pianeta si assegnino le durate convenienti per le (due) rivoluzioni. Ma troppo lunga dimostrazione sarebbe necessaria, se si volesse anche qui metter fra loro d’accordo le ipotesi dei matematici1, i quali prendendo a base la sola considerazione dei fenomeni e delle combinazioni accidentali dei movimenti, con zelo si diedero a cercare tali ipotesi, alle quali i fenomeni bene corrispondessero;... tutti usando metodi imperfetti, e non coordinati alla realtà fisica delle cose, alla quale è per necessario attendere».

25. Ecco dunque descritta un’altra volta l’ipotesi dell’eccentro mobile. Ma la descrizione d’Adrasto è molto meno limitata nelle sue condizioni, che quella d’Apollonio2. La condizione imposta da Apollonio, che la rivoluzione del centro doll’eccentrico intorno alla Terra si faccia in un anno seguendo il moto del Sole, rendeva l’ipotesi applicabile ai soli pianeti superiori, pei quali evidentemente è stata escogitata. Qui Adrasto considera la cosa in modo più generale, non ponendo alcuna limitazione nei periodi, nè nel rapporto di grandezza fra i due circoli della figura qui sopra. E così era necessario fare: perchè Adrasto non considera soltanto i pianeti superiori, ma tutti i cinque i pianeti, ed anche la Luna. L’unica limitazione che egli mette, è questa: che nell’ipotesi dell’eccentro mobile il cir-

  1. Longum est demostrando persequi, quae sit, et quatenus accidat, maxima stellarum errantium altitudo, quae media, quae minima; seu serantur, sen per epicyclos (circulos). Itaque veniemus etc, Così Calcidio, copiando anch’egli Adrasto, nel suo Commentario al Timeo di Platone, capo LXXXVI (Mullach, Fragmenta Philosophorum Graecomum, vol. II. p. 201). Vedi anche al capo LXXIX del medesimo Commentario un cenno delle dissensioni dei matematici al riguardo degli eccentri e degli epicicli.
  2. Vedi qui sopra, § 14.