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| 6 | le sfere omocentriche |
che nei libri di Bailly, di Montucla, di Delambre, e dei numerosi loro imitatori o continuatori. Lo studio che ebbi l’onore di presentarvi l’anno scorso Sui precursori di Copernico può far di questo testimonianza evidente.
Ma dall’eccidio generale, onde, dall’Almagesto in fuori, furono colpiti tutti i più importanti monumenti della greca astronomia, un altro grave danno è derivato. — La difficoltà di ben conoscere, e sopratutto di ben interpretare i pochi ricordi che rimangono dell’astronomia greca non alessandrina, trasse i più ad ignorarla, o ben anche a disprezzarla, quando imperfettamente conosciuta; onde ebbe origine l’opinione falsa, ma oggi quasi generalmente ricevuta, che tutta l’astronomia scientifica dei Greci sia contenuta nell’Almagesto. Di questa tesi il più dotto ed autorevole sostenitore fu Delambre, e la sua voluminosa Histoire de l’Astronomie ancienne ne è un commento perpetuo. Eccone alcuni saggi:«Il est demontré, que du temps d’Archimède les Grecs n’étaient guère plus avancés (en Astronomie) que les autres peuples. Toutes leurs connaissances se trouvent à fort peu près rassemblées dans le poème d’Aratus»[1]. Altrove: «L’Astronomie n’a été cultivée véritablement qu’en Grèce, et presque uniquement par deux hommes, Hipparque et Ptolemée»; dove naturalmente s’intende parlare solo dell’astronomia degli antichi[2]. Ed in un terzo luogo: «L’Astronomie des Grecs est toute entière dans la syntaxe mathématique de Ptolemée»[3]. Queste proposizioni si trovano adottate quasi da tutti, e con tutte le variazioni possibili. «Nous ne voyons naître l’Astronomie en Grèce qu’avec Hipparque», dice Biot[4]. «Vor der Alexandrinischen Schule ist an eine wissenschaftliche Bearbeitung der Astronomie nie und nirgend zu denken», ripete alla sua volta Maedler[5]. Cosi cento altri di minore autorità.
Seguendo quest’idea in modo troppo assoluto, gli astronomi, che si accinsero a scriver la storia della loro scienza, non solo si occuparono assai leggermente delle speculazioni