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presso i greci 165

della principale anomalia dei movimenti planetari. Perchè poi Eraclide l’abbia considerata soltanto come plausibile e non abbia voluto adottarla definitivamente, a noi non è più possibile di sapere, in tanta povertà di notizie su tutto quello che lo riguarda. Una questione tuttavia non sarà inutile esaminare alla luce delle nuove nozioni acquistate. Eraclide poneva il Sole nel centro dei movimenti di Mercurio e di Venere: aveva egli esteso o no tale teoria ai pianeti superiori?

Di tal questione si è occupato F. Hultsch in una sua recente memoria sulle idee astronomiche di Eraclide Pontico1, e l’ha risoluta negativamente, esprimendo l’opinione che per Eraclide centro del moto dei pianeti superiori fosso ancora, come per Platone, la Terra. Egli appoggia tale opinione dicendo, che in quel tempo già per Marte (a non parlare di Giove e di Saturno) dovea esser molto difficile agli astronomi greci l’avvedersi che la sua circolazione si fa, non intorno alla Terra, ma intorno al Sole. Ma su questo punto abbiamo la positiva attestazione di Eudemo. trasmessaci da Simplicio2, da cui appare, che appunto le grandi variazioni della distanza di Marte dalla Terra, dedotte dalle variazioni del suo splendore apparente, costituivano già in quel tempo un argomento riputato invincibile contro il sistema delle sfere omocentriche.

49. Del resto, non solamente le variazioni delle distanze dei pianeti si trattava di spiegare: c’era anche l’anomalia principale, ἡ περὶ τὸν ἥλιον ἀνωμαλία, di cui Eraclide Pontico ben conosceva l’esistenza e sapeva potersi render conto colla costruzione che oggi si chiama sistema di Copernico. Ora a questa cognizione non si potè arrivare in quel tempo se non passando per l’altra costruzione, che oggi chiamiamo sistema di Ticone: dove il Sole, pur aggirandosi intorno alla Terra, è tuttavia centro di tutte e cinque le orbite dei minori pianeti.

Eraclide pertanto non poteva ignorare che anche quest’altra costruzione bastava a spiegare la περὶ τὸν ἥλιον ἀνωμαλία. Non pare credibile, che essendo in possesso di questa nozione, ne respingesse volontariamente l’applicazione ai pianeti superiori, limitandosi a riconoscerla per i due inferiori; e si contentasse, per i superiori, dello schema informe di Platone. Io credo anzi

  1. F. Hultsch, Das astronomische System des Herakleides voni Pontos, Nene Jahrhücher für Philologie, etc., 1896, Parte I, p. 306.
  2. Vedi Sfere omocentriche d’Eudosso, Appendice II, § 14.