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considerazioni 191


4. Tolomeo nel suo Catalogo si è mostrato particolarmente esatto nel notare i nomi propri usati al suo tempo per alcune stelle principali, quali sono Arturo, la Lira, la Capra, Regolo, la Vendemmiatrice, la Spica, Antares, Procione, Canobo. Riguardo alla stella principale del Cane egli nota bene, che anch’essa si chiama Cane; sembra tuttavia poco probabile, che egli abbia potuto omettere il nome più celebre fra tutti; celeberrimo per un uomo di nazione greca, che certamente ha potuto vedere il Cane denominato σείριος da Esiodo, da Aristotele, da Arato; celeberrimo per uno nato e vissuto in Egitto dove il levare eliaco della divina Sothis, aveva per tanti secoli segnato il principio dell’anno solare e dato il segnale dell’innondazione del Nilo. Questa ed altre riflessioni hanno condotto Schjellerup, l’editore e traduttore d’Alsûfi, a supporre1 che originariamente nel manoscritto di Tolomeo, invece del contrastato vocabolo ὑπόκιῤῥος, fosse scritto καὶ σείριος e che la trasformazione sia stata opera di qualche copiatore. Simili correzioni ipotetiche sono sempre pericolose: nel presente caso tuttavia, dopo vedute le ragioni qui sopra addotte, la proposta dello Schiellerup potrà sembrare non solo ingegnosa ma anche abbastanza probabile.

II. I TRADUTTORI LATINI D’ARATO.

Nel suo poema astronomico che ha per titolo Fenomeni e Pronostici, Arato descrivendo la costellazione del Cane le applica la denominazione di ποικίλος, varius, versicolor. Della gran stella collocata nel mento della figura dice che è chiamata Sirio a cagione della sua vivace scintillazione.2

Ὀξέα σειριάει, καί μιν καλέουσ´ ἄνθρωποι
Σείριον.

  1. Vedi la sua prefazione all’Uranografia d’Alsûfi, p. 25.
  2. Arati Solensis, Phaenomena et Diosemea, ed. Buhle, vv. 332-333. Che σειριάειν significhi scintillare è provato nel modo più chiaro dai Catasterismi di Eratostene, dove parlando appunto di Sirio si dice che si chiama con tal nome διὰ τὴν τῆς φλογὸς κίνησιν, cioè pel movimento della luce. Sull’interpretazione della parola σειριάει vedi una nota presso Humboldt, Cosmos, ed. Milano III, p. 260. Altri attribuiscono a questa parola il senso di ardere o disseccare.