Pagina:Schiaparelli - Scritti sulla storia della astronomia antica, II, 1926.djvu/255

Da Wikisource.
244 sui parapegmi o calendari

quell’istante del mattino in cui la stella, al momento di esser offuscata dal giorno chiaro, sorge all’orizzonte orientale, o tramonta a quello di ponente. Tali sono i celebri fenomeni detti apparizioni ed occultazioni stellari, che avevano una parte si cospicua nell’antica astronomia, e il cui studio particolare anche oggi offre curiosità abbastanza interessanti, astrazion fatta pure dall’utilità che presenta per la piena intelligenza dei poeti e per le ricerche di cronologia istorica.

Ora le epoche dell’anno solare, in cui per ciascuna stella non circumpolare si osservano i quattro fenomeni sopra notati, dipendono da diversi elementi, e primieramente dalla latitudine del luogo di osservazione, che determina la posizione dell’orizzonte rispetto all’eclittica e rispetto al parallelo celeste descritto dalla stella. Secondo, dalla profondità a cui deve arrivare il Sole sotto l’orizzonte, perchè la stella cominci ad essere visibile; la quale profondità manifestamente è maggiore per le stelle meno brillanti, ed ancora varia per la medesima stella, secondo che questa si trova col Sole dalla medesima parte dell’orizzonte, dove l’illuminazione dell’aria è più intensa, o dalla parte opposta, dove lo è assai meno. Ad esempio le stelle di prima grandezza nel primo caso non appaiono, se il Sole non ha almeno 11 gradi di profondità sotto l’orizzonte; nel secondo caso bastano 7 gradi.

In terzo luogo le epoche in questione sono strettamente collegate colla posizione che ciascuna stella ha rispetto ai quattro punti cardinali dell’eclittica (equinozi e solstizi); e non possono servire come divisione dell’anno tropico e come contrassegni delle stagioni, se non in quanto tale posizione si possa supporre invariata. Or questo a rigore non è; i punti equinoziali e solstiziali regrediscono annualmente lungo essa eclittica di un grado ogni 72 anni; inoltre l’obliquità dell’eclittica è soggetta ad una lenta diminuzione di un grado in 7500 anni. Ne segue, che per ogni stella la data dei fenomeni qui sopra descritti va lentamente ritardando rispetto alle epoche degli equinozi e dei solstizi. Tale ritardo è diverso da una stella all’altra non solo, ma per una medesima stella varia col tempo. Il ritardo medio, considerando tutte le stelle in tutte le epoche, è di un giorno ogni 71 anni. Questa variazione era intieramente sconosciuta ai tempi di cui parliamo; e lo fu ancora assai dopo. Tutti i Calendari astrometeorologici dei Greci e dei Romani suppongono che le epoche del levare e