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16 le sfere omocentriche

unica e generale1. Agli astronomi greci mancava la legge fisica della gravitazione universale; dovettero dunque tenersi a leggi geometriche, sotto pena di cadere nell’arbitrario. Ora la rivoluzione quotidiana delle fisse offriva un moto circolare ed uniforme; circolare ed uniforme appariva pure il moto del Sole e della Luna alle osservazioni di quel tempo. Poichè i movimenti degli astri doveano dipendere tutti dalle medesime leggi, giustamente fu concluso per analogia, che le anomalie osservate nel corso dei pianeti dovessero esser soltanto apparenti, e dovessero risolversi anch’esse nella combinazione di più moti circolari ed uniformi. Questo assioma, di cui, per testimonianza di Gemino2, il primo enunciato si deve ai Pitagorici, fu da tutta l’antichità posto come base inconcussa delle ipotesi astronomiche, e con ragione; infatti, checchè oggi se ne voglia dire, gli antichi fuori di esso non avrebbero trovato che l’arbitrio ed il caos. Tale assioma conservò in astronomia intiera la sua autorità fino ai tempi di Keplero, il quale sostituì il moto ellittico al moto circolare. Tuttavia Keplero stesso obbedì ancora a questo principio, quando proclamò l’uniforme descrizione delle aree; e ad esso pure obbedirono, dopo di lui, Bouillaud e Seth Ward, quando immaginarono l’ipotesi ellittica semplice, in cui si suppone uniforme il movimento angolare dei pianeti intorno a quel fuoco dell’ellisse, che non è occupato dal Sole. La sua autorità non fu intieramente distrutta che quando, per opera di Galileo, di Newton, e dei loro continuatori, fu escluso affatto l’elemento metafisico dallo studio della natura.

Un’altra condizione, a cui dovettero assoggettarsi i primi che specularono sulla forma dell’universo, fu quella di attribuire a tal forma la maggior possibile semplicità e simmetria di costruzione. Così, nel sistema di Filolao, le orbite dei corpi celesti formano un insieme di circoli descritti intorno ad un centro comune; e la stessa regola, od almeno una simile, si osserva nei vari schemi immaginati da Platone. A questa sup-

  1. «Ante omnia, quae ad mathematicarum rerum considerationem spectant, est principiorum sumptio, ut inter omnes convenit. Quorum primum est, mundi compositionem existere ordinatim ope unius principii administratam». Così Dercillide filosofo platonico presso Teone Smirneo, (Theonis, Astronomia, ed. H. Martin, p. 327). Nessuno oserà dire che oggi occorra ragionar altrimenti.
  2. Gemini, Isagoge ad phœnomena, Cap. 1.