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284 sui parapegmi o calendari

Cosi per esempio l’Italia tutta (salvo la Toscana) è sotto l’impero dell’Ariete e del pianeta Marte; mentre la Toscana, le Gallie e la Spagna dipendono principalmente da Giove e dal Sagittario.

Mentre dunque nella vera e sobria scienza la perfezione delle ricerche consiste nel separare le diverse cause che concorrono ad un effetto complesso, per conoscere la natura di ciascuna di esse e misurare la porzione d’influsso che le spetta; in quest’altra falsa scienza si faceva precisamente tutto il contrario. Si moltiplicavano e si complicavano all’infinito ed in modo assurdo le cause ipotetiche, probabilmente coll’intento nascosto di rendere impossibile una discussione critica alquanto fondata e chiara di ogni singola predizione. Se per esempio fosse vero, che la Luna ha principalmente l’effetto di produrre umidità nell’atmosfera, e che quest’effetto varia secondo le sue fasi, non sarebbe stato difficile a Tolomeo (come non lo fu per i moderni) di venire all’esame della verità di quella supposizione con semplici aggruppamenti statistici. Ma pur troppo il metodo di coordinare un gran numero di osservazioni per farle convergere al giudizio di un dato principio ipotetico non fu mai praticato dai Greci, e neppur conosciuto istintivamente. Essi non seppero mai prendere una media; ogni risultato era giudicato per sè isolatamente, e non sempre con criteri imparziali. In questa impotenza di venire a discussioni comprensive di molti fatti del medesimo ordine sta una delle ragioni principali dell’inferiorità della scienza antica rispetto alla moderna.

I lavori degli antichi parapegmatisti Democrito, Eudosso, Filippo, Ipparco... non sono da giudicare alla medesima stregua, che le aberrazioni poco fa accennate; e non meritano di esser considerati con quella severità, che a taluno piacque dispiegare a loro riguardo. Le loro episemasie sono il frutto di un tentativo infelice, ma logico ed onesto, che quei venerabili uomini fecero con pertinace lavoro di molti anni, nell’intento di penetrare il segreto della legge che domina i venti e le tempeste. I fenomeni pure così complicati degli astri si erano mostrati abbastanza arrendevoli agli sforzi fatti per ottenere una ragionevole spiegazione e un’approssimata predizione: fu dunque esso un errore così riprovevole quello di aver sperato altrettanto dei fenomeni dell’atmosfera? Falso è ancora, che si debbano porre le episemasie a paro colle pre-