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Pagina:Schiaparelli - Scritti sulla storia della astronomia antica, II, 1926.djvu/45

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34 le sfere omocentriche

che nel segno della Libra, dove ha luogo una deviazione di circa mezzo grado verso mezzodì o verso settentrione! Evidentemente questa notizia del compilatore africano, passando di penna in penna, divenne corrotta ed inintelligibile. Il senso primitivo era forse questo: che il Sole non si scosta mai in modo sensibile dall’eclittica, e che soltanto nella Libra (e nell’Ariete per conseguenza) la sua latitudine arriva a mezzo grado. Con questa interpretazione noi acquistiamo la notizia, che i nodi dell’orbita solare si supponevano, dagli autori primitivi di questi dati, coincidere coi punti solstiziali, e le massime digressioni del Sole in latitudine coi punti equinoziali1. E tal congettura acquista vie maggior peso dal fatto, che una indicazione interamente parallela a quella di Marziano Capella, e nondimeno procedente da fonte diversa, si trova in un trattato latino:De Mundi cœlestis terrestrisque constitutione, il quale va stampato fra le opere del venerabile Beda, e viene a lui attribuito, sebbene l’epoca della sua composizione sia, per indizi manifesti, posteriore a Carlo Magno2. In questo scritto

  1. Ho qualche ragione di credere, che per le notizie sul moto del Sole in latitudine, Teone Smirneo (o Adrasto), e Marziano Capella (o Terenzio Varrone che fornì quasi tutta la materia del libro VIII al compilatore africano) rappresentino una medesima fonte: infatti, non solo ambidue si accordano ad assegnare al Sole la digressione di un mezzo grado; ma tutte le digressioni dei singoli pianeti in latitudine da essi assegnate sono identiche, e ad un tempo più o meno diverse da quelle che si trovano indicate in Plinio ed in Cleomede. A ciò si aggiungano altri notevoli parallelismi, per esempio il trovarsi in ambidue gli autori la notizia del moto eliocentrico di Venere e di Mercurio. Se così sta veramente la cosa, e se le tradizioni conservate da Marziano e da Teone derivano da una medesima radice, possiamo dire che la notizia data da Marziano sul luogo dei nodi solari serve a completare l’esposizione di Teone, dove appunto questa notizia manca.
  2. Bedae presbyteri Anglo Saxonis opera. Coloniæ 1612, volume 1, pp. 323-344. In tre luoghi, pp. 329, 331, 332, si cita l’Historia Caroli o le Gesta Caroli. A p. 324 poi è citato Beda stesso. Di Beda consta che nascesse nell’anno 671: è dunque impossibile che abbia vissuto con Carlo Magno. Inoltre, nel catalogo delle sue opere, da lui redatto nel 59° anno dell’età sua (vedi la Vita di Beda che precede l’edizione succitata di Colonia), non si trova indicato il libro de Mundi cælestis terrestrisque constitutione. Beda morì poco dopo l’epoca del suddetto catalogo, a quanto pare, nel 731 o nel 733. Le citazioni relative alla Storia di Carlo Magno si trovano effettivamente negli annali dei Carolingi, sotto gli anni 798 e 807. Si raffrontino quelle citazioni cogli Annales Bertiniani presso Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, vol. II, pp. 504 e 506. Si conclude