Pagina:Sella - Plico del fotografo.djvu/132

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110 ottica fotografica

permettono al fotografo una lunga posa. La quantità della luce

al centro dell’immagine è circa di — maggiore di quella che il lumina le parti estreme di essa, il che è prodotto principalmente da ciò, che i raggi diretti apportano suH’immagine maggior quantità di luce che non i raggi obliqui; da ciò ne segue che nel far uso deU’oggetlivo semplice conviene sempre, quando è possibile, fare in modo che gli oggetti più illuminali vengano a produrre la loro immagine lungi dal centro del campo (a), che deve esser riservato per gli oggetti meno illuminati, e, se si vuole avere sulle immagini una nitidezza uniforme, bisogna disporsi in modo che gli oggetti del mezzo, cui si presenta l’oggeltivo, siano più distanti di quelli ai lati. E ciò è una conse-, guenza della proprietà che hanno tulle le lenti convergenti di produrre una immagine piana di una superficie curva, mentre producono un’immagine cuna di un originale piano. Quando l’operatore può trovarsi in così favorevole circostanza da avere oggetti disposti sopra una superficie curva da riprodurre colla camera oscura, può far uso di un diaframma di una apertura più grande, ed ottenere tuttavia una perfetta nitidezza; e ciò gli dà il modo di ottenere l’impressione fotografica colla più grande rapidità possibile. La curva, sopra cui si fa l’immagine degli oggetti lontani, ha presso a poco lo stesso centro che ba la convessa superficie posteriore della lente.

Oggettivo ortoscopico. — Questo oggettivo è di invenzione del professore Pelzval; esso ricevette da Voigllànder il nome di ortoscopico, che significa bene veggente, e venne chiamato da Ross oggettivo ortografico, che significa bene disegnante. La prima denominazione è quella che è generalmente adottala.

La lente di fronte a dcU’oggeltivo ortoscopico, indicato nella figura sottostante, è affatto simile alla lente di fronte di un oggettivo da ritratti. La lente di dietro b di questo oggettivo è una lente divergente che ha per effetto di diminuire la conver ta) I fotografi dicono campo della camera oscura la base del cono che formano i raggi dopo di avere attraversato la lente, la qual base trovasi nel piano del vetro spulilo, o dove formasi la immagine degli oggetti.