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164 ottica fotografica

macini si veggono meglio con lenti intiere poste alla distanza di 6 centimetri da centro a centro. In questo caso le lenti dovrebbero avere la forma di un menisco convergente colla parte concava verso l’esterno.

L’interno dello stereoscopio lenticolare deve sempre essere annerilo per evitare ogni nociva riflessione di luce verso l’occhio. Il fondo dello stereoscopio dovrebbe essere così fatto da permettere un lieve alzamento ed abbassamento delle stereografie, che in esso si pongono, affinchè possano adattarsi alle differenti viste, e le due immagini devono essere compiutamente isolate l’una dall’altra con una divisione centrale, come si vede nella figura sopra.

Abbiamo dello, che le due vedute destinate all’effetto stereoscopico devono essere prese da due camere, i cui assi siano posti ad una piccola distanza tra loro. La teoria insegna, che per ottenere un effetto identico a quello, che si ha naturalmente osservando gli oggetti, la distanza delle due camere dovrebbe essere quella dei due occhi da centro a centro. Ma in questa maniera si otterrebbero immagini troppo piccole, epperciò i fotografi usano prendere le due immagini con una distanza molto maggiore da una stazione all’altra. In questo caso gli oggetti rappresentali appariscono nello stereoscopio con un rilievo più grande di quello che abbiano realmente gli oggetti, per cui sembra che questi oggetti siano più vicini del vero. Vi fu una lunga discussione nei giornali fotografici, e nelle adunanze delle varie Società fotografiche, circa alla distanza, che più conviene adottare da una stazione all’altra nel prendere le vedute stereografiche, e si fini generalmente per convenire: 1° Che per oggetti vicini si deve operare colla distanza di 12 centimetri circa dal centro di una lente al centro dell’allra, onde poter produrre simultaneamente due immagini abbastanza grandi con una camera a duplice oggettivo; una tale disposizione è specialmente utile per fare i ritratti stereoscopici; 2° Che per oggetti lontani si può crescere la distanza sino a due o tre metri, ed anche di più, operando con due camere distinte, o con una camera sola che si porta da una stazione all’altra, ma conservando agli assi della camera il loro parallelismo. Relativamente a queste distanze ed a questo parallelismo i fotografi non si