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168 ottica fotografica

abbiamo prescritta, l’influenza della mancanza dei parallelismo nelle due camere si farà tanto più sentire, quanto più grande sarà la distanza delle due camere tra loro, per cui le immagini saranno rese insopportabili a vedere nello stereoscopio per causa della troppo grande esagerazione del loro rilievo.

Termineremo con dare alcune brevi nozioni della camera stereoscopica a copiare, e la disposizione che bisogna darle per produrre col suo mezzo delle positive trasparenti su vetro.

La camera oscura stereoscopica a copiare è di lunghezza ed altezza eguale a quella della camera stereoscopica a duplice oggettivo, ma ha una lunghezza un po’ più che doppia di quella che ha quest’ullima. La camera stereoscopica copiatrice ha nel suo interno una divisione che la separa in due per tutta la sua lunghezza ed altezza. Verso la metà della lunghezza si pongono i due oggettivi. Il fronte della camera è mobile come il dietro di essa, ed à capace di ricevere un telaio, in cui si pone la negativa trasparente che si vuol copiare. Questa deve avere il suo rovescio rivolto verso le lenti, mentre lo strato che porla l’immagine è quello che presenta la prima superficie incontrata dalla luce. La lastra che contiene lo strato sensibile si trova dalla parte opposta delia camera. Per produrre l’impressione si rivolge la camera verso il cielo, nel qual modo si ottiene su collodio umido una impressione in pochi secondi. Se i due oggettivi si trovano precisamente alla metà della distanza ira la negativa e lo strato sensibile, si otterrà una positiva della stessa grandezza della negativa. La positiva trasparente così ottenuta non ha bisogno di essere trasportata per essere osservata nello stereoscopio, ma basta guardarla dal suo rovescio, mettendo a contatto dello strato che porla l’immagine una lastra di vetro spulilo onde impedire che si guasti.

FINE DEL LIBRO PRIMO.