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negative su albumina. 313

tivi hanno ora perduto ogni loro importanza, ma la loro conoscenza è utile per l’insegnamento che in causa di analogia ne deriva pei seguenti procedimenti.

Allorchè si vuole esporre umido non si deve lavare nell’acqua la lastra prima dell’esposizione, se si desidera avere molta celerità di azione fotogenica. Ciò succede, perchè la presenza del nitrato d’argento accelera, come già avvertimmo, l’impressione dell’ioduro d’argento.

Stendendo corpi riduttori sulla superficie dell’albumina sensibilizzata, questa diventa molto più sensibile. Così una soluzione di acido gallico, mescolata con aceto-nitrato e versata sulla lastra, farà aumentare la sensibilità quasi del doppio.

Si propose di trattare lo strato sensibile con una soluzione dilungata di fluoruro di potassio. Questo sale è sempre leggermente alcalino, ed a ciò si deve attribuire la maggiore sensibilità che esso comunica. Infatti se si sparge sull’albumina sensibilizzata una dilungata soluzione di ammoniaca liquida (10 goccie in 100 grammi d’acqua), si ha una sensibilità molto più delicata.

Sgraziatamente con tutti questi mezzi di aumentare la sensibilità si cade nel pericolo di una riduzione generale dell’ioduro d’argento, la quale si manifesterà con un velo, o nebbia sulla superficie dell’albumina nell’atto di far sortire l’immagine coi liquidi sviluppatori.

È degno di osservazione che i metodi comunemente usati per preparare l’albumina e per sensibilizzarla conducono ad una sensibilità che è troppo piccola relativamente a quella che si ottiene d’ordinario col collodio e colla lamina, mentre abbiamo l’esempio di vari casi, in cui coll’albumina si ottenne una sensibilità così grande, da lasciarsi indietro quella che si può ottenere nelle migliori condizioni col collodio, e colla lamina. Infatti il signor Bacot nel 1851 indirizzò all’Accademia delle scienze in Parigi delle prove positive tirate da negative sul vetro albuminato, rappresentanti il mare con onde agitate.

L’illustre Talbot fece conoscere nello stesso anno il modo che aveva tenuto per rendere l’albumina talmente sensibile, che essa riceveva l’impronta di un disco coperto di lettere, e posto in moto rapidissimo attorno al suo asse, ed instantaneamente