Pagina:Sella - Plico del fotografo.djvu/410

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388 procedimenti - parte prima.

dette, e tra le due differenze dei fochi chimico e visuale, per cui si avrà due progressioni che indicano le differenze dei fochi presso tulle le distanze che possono occorrere nel prendere un ritratto; così presso le disianze progressive da 2 a 8 metri:

Metri 2. 2,75. 3,30. 4,25. 5. 5,75. 6,50. 7,25. 8.

presso le quali si prenderà un ritratto, si avranno le seguenti due progressioni che indicano rispettivamente le lunghezze focali e le differenze dei fochi chimico e visuale per le distanze corrispondenti, le loro intermedie essendo trascurabili.

Cent. 22: 22,75: 23,50: 24,25:25:25,75:26,50: 27,25:28.

Millirn. I: 1,37: 1,75: 2,12: 2,50: 3,87: 3,25: 3,62: 4.

Si può dunque sempre formare una tabella che, data la distanza presso cui si fa l’immagine visualmente nitida, insegna di quanti millimetri bisogna muovere la lente dell’oggetlivo da un dato punto, che corrisponde alla distanza data, onde avere una immagine nitida chimicamente.

8’ Oggettivi a foco coincidente. — Quando si ha un oggettivo, il cui foco chimico coincide col foco visuale, l’operatore ha molto minor pena a darsi per avere immagini nitide, e per ottenere uniformemente buoni risultali. Tuttavia molli dei più celebri fotografi, tra cui posso citare il signor Clandet di Regent Street, preferiscono gli oggettivi a fochi separali, perchè trovano con essi maggior rapidità e maggior nitidezza.

Non bisogna poi neppur credere che cogli oggettivi che si dicono corretti si possa sempre ottenere una immagine nitida, imperciocchè, indipendentemente dai cambiamenti atmosferici, che coli’alterare la qualità della luce hanno per effetto di alterare la rifrangibililà dei raggi, e così variare la relativa distanza dei due fochi, e distruggere quando già esiste la coincidenza dei due fochi chimico e visuale, come venne dimostrato da Clandet e confermato da Zanledeschi e Boriinetto, si trova che il foco dei raggi visuali varia secondo la percettibilità dell’operatore, la quale non è la stessa per ogni osservatore, per cui l’immagine della camera oscura è generalmente fochizzala ad una distanza differente da persone differenti.