Pagina:Sella - Plico del fotografo.djvu/68

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46 note.

cellana, e che la quantità di grammi 5 che ho or ora indicato è sufficiente per intonacare una decina di lastre dette di un quarto. Si vede da ciò che egli è facile preparare un gran numero di lastre alla volta. Egli è inoltre importante di non lasciarvi delle bolle d’aria che farebbero altrettanti piccoli buchi nelle prove.

La lastra essendo preparata in questa maniera, basterà, quando si vorrà operare, di applicarvi deill’aceto-nitrato col mezzo di una carta impregnata a più riprese con questa composizione; si prenderà in seguito un secondo pezzo di carta impregnato di acqua distillata, e si passerà sulla lastra. Un secondo mezzo consiste nello impregnare preventivamente lo strato dell’amido con acqua distillata prima di mettere l’aceto-nitrato; in quest’ultimo caso l’immagine riesce ben più nera, ma l’esposizione alla luce deve essere un po’ più lunga che col primo mezzo che ho indicato.

Si espone in seguito la lastra nella camera oscura, e vi si tiene per un tempo forse un po’ più lungo che se si trattasse di una carta preparata col procedimento di Blanquart. Però io ho ottenuto delle prove molto nere in 20 oppure 25 secondi al sole ed in 1 minuto all’ombra.

L’operazione viene quindi condotta come se si trattasse della carta, vale a dire, che si adopera l’acido gallico per far comparire il disegno, ed il bromuro di potassio per fissarlo.

Tale si è il procedimento di cui io mi sono servito; ma avendo avuto l’idea d’impiegare l’albumina (bianco d’uovo), io ottenni dei prodotti molto superiori sotto tutti i rapporti, ed io credo che egli è a quest’ultima sostanza che bisognerà dare la preferenza.

Ecco qui la maniera con cui io ho preparato le mie lastre.

Io presi nel bianco d’uovo la parte più chiara in cui io posi dell’ioduro di potassio, poscia, dopo di averla stesa sulle mie lastre, la lasciai seccare alla temperatura ordinaria (se la temperatura fosse troppo elevata lo strato di albumina si screpolerebbe). Quando si vuole operare si applica l’aceto-nitrato versandolo sulla lastra in modo da coprirne tutta la superficie ad un tratto; ma egli sarebbe preferibile di immergerla in questa composizione per ottenere un’intonacatura ben unita.

L’acetonitrato rende l’albumina insolubile nell’acqua, e le comunica una grande aderenza al vetro. Coll’albumina bisogna esporre un poco più lungo tempo all’azione della luce che quando si opera coll’amido; l’azione dell’acido gallico è egualmente più lunga; ma in compenso si ottiene una purezza ed una finezza di tratti rimarchevoli, che, io lo credo, potranno un dì arrivare alla perfezione d’una immagine su lamina d’argento.

Io ho esperimentato le gelatine; esse danno pure dei disegni di una grande purezza (sovrattutto se si ha la precauzione di filtrarle, ciò che è essenziale di fare per tutte le sostanze); ma esse si sciolgono troppo facilmente nell’acqua.

Se si vuole impiegare l’amido bisognerà scegliere il più fino; per me, che non ho impiegato che quello del commercio, il miglior che io abbia trovato è quello della casa Groult.