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ottica fotografica 66

o meglio ancora con un prisma di vetro, la cui base può diventare una superficie riflettente dei raggi luminosi. È per un tal principio che si fa servire il prisma riflettente invece delle lenti nelle camere lucide ad uso dei pittori, e per raddrizzare l’immagine della camera oscura, ecc.

Rifrazione della luce per mezzo di un iirisma. — Quando la luce penetra in un mezzo rifrangente terminato da due superficie piane inclinate, come sarebbe un prisma di vetro, un cristallo, ecc., ecco che cosa succede:

Il pennello di luce R che cade sulla faccia AC di un prisma, di cui la figura adiacente rappresenta una sezione principale, si rifrange avvicinandosi alla normale p i che si suppone prolungata nel prisma; lo stesso pennello luminoso nel sortire dalla faccia opposta AB per ritornare nell’aria devia nuovamente dalla sua direzione, ma, invece di avvicinarsi alla perpendicolare pV se ne allontana, e così i raggi luminosi sono piegati, ritratti verso l’altra faccia, o la base del prisma. La deviazione crescerà col crescere dell’angolo della sommità A, che è l’angolo rifrangente del prisma, e col crescere della forza rifrangente della sostanza che compone il prisma.

Da questo modo di agire del prisma si capisce facilmente come operino le lenti convesse, le quali rendono convergenti i raggi luminosi, e come operino le lenti concave, le quali hanno per effetto di rendere divergenti i raggi luminosi che passano attraverso di esse. Infatti ogni lente può venire considerata come una riunione di un numero infinito di prismi, i quali hanno la loro base rivolta al centro ed il loro vertice rivolto alla circoferenza nelle lenti convesse, e inversamente nelle lenti concave,