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incontanente scaccia lei. Questo viaggio di stelle ritorna di novo a quel che ha passato: una parte del Cielo s’innalza del continuo, et una parte si sommerge. Finalmente mi basta dir per ultimo, che se nè bambini, nè putti, nè pazzi temono la morte, è bruttissima cosa, se la ragione non ci dà quella sicurezza, alla quale ci conduce la pazzia. Sta sano.



LETTERA XI

Magnam ex epistola tua percepi voluptatem etc. Ep. lix.


Gran piacere ho preso dalla tua epistola: concedimi ch’io mi serva di questo modo di parlar comune, nè lo tirare a quel senso che lo tirano gli Stoici. Perchè con tutto che noi crediamo, che il piacer sia vizio, e sia anco così, non dimeno il solemo usare per dimostrare un allegro affetto dell’animo. Io non dubito punto che, se noi referiamo il parlare al nostro corpo, il piacere è cosa infame; e che l’allegrezza non può cadere se non nel sapiente. Perchè è una grandezza d’animo, che si confida negli beni, e nelle forze sue; non dimeno vulgarmente si suol dir così: avemo sentito gran piacere del Consolato, delle nozze, e del parto della moglie del tale. Le quali cose però non ne apportan tanta allegrezza, che molte volte non sian principio d’un futuro dolore. E