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crate, ma io tuttavia giudico, che sieno amanti del fabbricare coloro, che le case da essi fabbricate vendono, e poi ne fabbricano delle altre. Ed io ancora, o Iscomaco, dissi, ti affermo, giurandotelo, che questo io ti credo aversi a tener per fermo, tutti per natura essere amanti di quelle cose dalle quali stimano di aver guadagno.
CAPITOLO XXI.
Ora vado considerando, o Iscomaco, diceva io, come bene hai tu condotto il tuo ragionamento a confermare quello, che ti avevi proposto. Perocchè questo tu volevi dimostrarmi, che l‘arte dell’agricoltura si era la più facile di tutte ad apprendersi, e da quanto hai detto, così veramente essere, al tutto ne sono persuaso. E lo è in fatti, disse Iscomaco: ma in quanto a quello che massimamente si rende necessario a poter far bene ogni nostra operazione, sia dell’agricoltura, sia del reggimento della città, sia del governo domestico, sia della condotta della guerra, all’essere, cioè, tal uomo da saper soprastare agli altri, in questo io ti debbo confessare, o Socrate, che troppo differiscono fra di loro gli uomini per qualità di mente. E in fatti veggiamo, disse, che nelle triremi mentre i rematori sono già in alto mare