Pagina:Senofonte L Economico tradotto da Girolamo Fiorenzi Tipografia Nobili 1825.djvu/54

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e quelli che ben sanno adoperarle fammi conoscere, e tu stesso per quanto puoi dammi aiuto ad apprenderle. — Al certo, Socrate disse, tu ben parli, o Critobulo, perchè quelle arti, che dette sono meccanniche, si riprovano in un uomo libero, e meritamente di niuna stima sono riputate degne dalle città, contaminandosi per esse i corpi, e di chi vi travaglia, e di chi vi sopraintende, costringendoli a rimanersi quasi sempre seduti e all’ombra, ed alcune di queste, anche a passare tutto il giorno presso al foco. Rovinandosi poi i corpi, anche gli animi s’inviliscono. Di poi queste arti meccaniche lasciano pochissimo tempo da potersi impiegare a pro degli amici, o in servigio della città; quindi coloro, che in tali arti si esercitano sono riputati inutili agli amici, e cattivi difensori della patria. E però nelle città, e in quelle massimamente, che sono tenute per bellicose, non è permesso ad alcun cittadino di esercitare le arti meccaniche. — A noi dunque quali arti, o Socrate, ne consigli? — Certo, disse Socrate, non ci vergogneremo d’imitare il re dei persiani di cui si narra, che fra tutte le cure, che all’uomo si appartengono, avvisandosi essere queste due le più belle, e le più necessarie, l’agricoltura, e l’arte della guerra, egli medesimo ad ambedue con grande studio attendeva. — Udendo ciò, Critobulo disse: e ti persuadi tu che veramente il re dei persiani attendesse egli