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202 | meno di un giorno |
tutte destinate alla gioia; e poi ripetevo a me stesso, senza riescire affatto a persuadermi della buona e semplice ragione: — Che colpa ne ha lei? In fondo, è suo marito.
Alla fine, non mi potendo trattenere, dissi con accento rotto e strozzato, tanto per dire qualcosa di diverso da ciò che mi stava fisso nel cervello:
— Senti, Matilde, se io morissi o se ti abbandonassi, e se tuo marito fosse morto, torneresti a maritarti? —
Non rispose. Irritato da quel silenzio, insistetti:
— Ti prego, dimmelo. —
Matilde sospirò e tacque ancora; ma io, ch’ero entrato in quella nuova ostinazione, ripetei:
— Dimmelo, te ne prego. —
Ella rispose un po’ infastidita:
— No, no, non tornerei a maritarmi.
— Avresti torto. Già se io ti abbandonassi, quali obblighi serberesti verso di me? E se morissi, perchè dovresti sacrificarti nell’inutile culto d’una memoria? Aggiungi i casi della vita: restare senz’aiuto con i figliuoli; le difficoltà dell’educarli, del dirigerli; le strettezze economiche. E perchè non potresti, fra cinque, fra dieci anni, sbolliti i fumi della fantasia, incontrarti con un uomo attempato, onesto, ricco, che ti amasse e al quale tu volessi bene?
— Sarà sempre impossibile.