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vade retro, satana 27

altri, che s’accordano negli ah e negli oh ammirativi, sbalza accanto al barone per mostrargli niente meno che la veduta della sua villa. C’era la loggia con i panneggiamenti; c’erano i padiglioni con le quattro gradinate, ma con l’aggiunta, per verità, di due cupole e di due Fortune sulla cima, rimaste, pare, nella fantasia dell’architetto restauratore; c’erano le fontane con nuovi getti d’acqua: insomma una reggia.

Si leggeva sotto: Residenza del direttore della Compagnia siderurgica nella valle di Castra. Il barone, dopo avere gettato uno sguardo sul disegno, mormorò tra se stesso: — Astuzie di quella volpe del Viorz — e restituì il foglio al maestro di cembalo, il quale si mise a leggere l’articolo che accompagnava e spiegava l’incisione. Era un inno alla nuova impresa: le miniere gonfie di metallo; le ferriere vulcani; e già le braccia non bastavano più al lavoro, e le richieste del commercio soverchiavano venti volte la produzione dell’industria; bisognava praticare dei nuovi squarci nei fianchi del monte miracoloso, moltiplicare le fucine, emettere nuove azioni alla banca. Seguivano la parte artistica e la parte sentimentale: le descrizioni del palazzo e del giardino; le beneficenze del direttore, vera provvidenza, vero Messia della valle: asili d’infanzia fondati e già frequentati da trecento bimbi, che, oltre all’insegnamento, vi ricevevano gratis la colazione e il desinare; nuove strade in lavoro;