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quell’improvviso voltarsi indietro, come se la chiamassero.

— Tutto è fatto — disse il capitano, penosamente.

— Per quando!

— Domani, a mezzogiorno.

E solo quando quell’ora fu pronunziata, solo quando quella parola definitiva, ultima, la chiusura, la fine, fu detta dal padre, a bassa voce, solo allora quella donna dal cuore diventato di pietra, vacillò; un orribile singulto parve le lacerasse il petto e cadde nelle braccia di suo marito, gridando, piangendo, in preda a una convulsione di dolore, sconquassata, nome un albero che tremi dalle radici, con tale un furore doloroso che l’uomo, il soldato ebbe paura, e la tenne nelle braccia silenzioso, sgomento, esterrefatto, pensando che ella sarebbe morta, in quell’ora, e che non si poteva far nulla per salvarla.

E fu in una mattinata di novembre che nella casa del capitano Gigli, dalle porte spalancate, cominciò sfilata di coloro che venivano a salutare il bimbo morto. Da Napoli erano venuti i grossi cerei che ardevano simbolo dell’anima cristiana che si consuma nella fede, da Napoli il fascio di fiori freschi, di cui il suo lettuccio la sua stanza, la casa, financo le scale erano cosparse; da Napoli il vestitino bianco e le scarpette con cui il piccino faceva l’ultimo suo viaggio; da Napoli,