Pagina:Serao - All'erta, sentinella!, Milano, Galli, 1896.djvu/146

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132 terno secco


— Certamente, certamente — mormorò la signora, con un vago sorriso.

— Questo qui lo daremo a Tommasina, allora, per il suo bambino — esclamò la fanciulla.

La serva voltò il capo, impallidendo: sempre che le parlavano di questo figlio, la cui nascita era imminente e per cui non aveva pronto ancora nulla, neppure un pannolino, si turbava rabbrividiva, già madre, già fremente di amore e di pietà per la sua creatura. Poi guardò in viso la sua signora e le due madri s’intesero, tacitamente, tanto era il turbamento della giovane, tanta era affettuosa compassione della più vecchia. Ma Caterina, rifacendosi le trecce, girando per la casa, cercando i suoi libri e i suoi quaderni canticchiava, portando già le lenti sul nasetto arguto e rincagnato, levando il capo con un atto di fierezza. Aveva bevuto il caffè nero, con un panetto da un soldo, allegramente, mentre la signora prendeva il suo caffè con l’uovo, offrendogliene ogni tanto, quasi presa da rimorso per quel lusso che si permetteva e a cui la figlia non partecipava. Tommasina era ritornata in cucina, bevendo un fondiccio di caffè, in un bicchiere poichè le tazze erano due soltanto, in casa. La signora col cappello in testa, venne sulla porta della cucina o parlò pian piano, per un certo tempo con la serva: le diceva di misurarsi un poco nella spesa quel giorno, poichè le poteva dare solo tre lire per tutto e gliele aveva messe