Pagina:Serao - All'erta, sentinella!, Milano, Galli, 1896.djvu/184

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170 terno secco

tutto, hanno subito pensato di fare un viaggetto — e si è dovuto dire anche la cosa al marchese, disgraziatamente, perchè lui è il padrone, e senza di lui non si parte. Basta, scusate, se vi trattengo con chiacchiere ma ero venuta a portare queste cento lire di regalo a Tommasina, settantacinque della mia padrona e venticinque mie. Siamo gusti, se le merita. Glielo volete dare, quando viene?

— Quando viene col caffè gliele darò — disse la fanciulla, come trasognata.

— Io vorrei sapere — continuò Mariangela, andandosene — vorrei sapere come farà la marchesa a disimpegnare i suoi brillanti. Ora che ha detto la vincita al marito e che quel briccone si prenderà tutto, salvo a pagare la spesa del viaggio, come gli dirà che ha impegnato tutto? Basta, non vorrei prendere di nuovo la strada del Monte, fra poco buona sera, signore mie.

— Buonasera.

La figliuola andò a sedersi presso la madre, stettero tacite per qualche tempo.

— Quanto ritarda Tommasina. — mormorò Caterina, — Tu vorresti il caffè, piccola? — chiese la madre.

— No, non per il caffè: ma perchè ritarda?

— L’avranno trattenuta in istrada a parlare del terno.

— È vero.